venerdì 28 marzo 2014

Marano Vicentino a Maser

Paola Franco partecipa il 29 marzo alla conferenza stampa a convivio che si tiene presso l'Hosteria Jodo di Maser, per la presentazione de 'I Racconti del Buon Evento' fra Asolo e Maser.
Paola Franco (Marano Vicentino) fa parte del Tavolo Provinciale De.Co. della Provincia di Vicenza.
   
Marano Vicentino è comune dell’alta pianura vicentina, confinante con Schio e poco discosto dalla statale che da Vicenza sale fino al Pian delle Fugazze, tra le Piccole Dolomiti e il Pasubio. Il suo territorio vede la confluenza del torrente Leogra, che discende questa valle, nel Timonchio, che nasce invece dall’altopiano del Tretto e versa le sue acque nel Bacchiglione.
Corsi d’acqua naturali e rogge tracciate dai suoi antichi feudatari hanno fatto di Marano un comune d’antica vocazione agricola, come fanno fede ville e fattorie del suo territorio.

 
Il mais Marano
La polenta è uno dei simboli della cucina veneta e questa varietà di mais dalla storia esemplare è quanto di meglio un cuoco possa chiedere per onorare la sua tradizione.
Spetta ad Antonio Fioretti, agronomo da Marano Vicentino, il merito di aver selezionato, circa cent’anni fa un tipo di mais adatto alle terre ghiaiose e asciutte del Leogra. Punto di partenza erano due varietà già acclimatate: come impollinante, il Nostrano, un mais precoce molto diffuso, con pannocchia conica, corta e non molto colorita; come portaseme, il Pignoletto d’Oro, proveniente da Rettorgole di Caldogno, caratterizzato da chicchi vitrei e quasi rossi, dai quali si traeva una farina di qualità superiore.
La varietà risultante, denominata mais Marano, o Maranello, venne riseminata nel podere Fioretti per oltre vent’anni allo scopo di fissarne i caratteri – giusto compromesso tra rusticità e rendimento – e di accrescerne tanto la fertilità quanto la produttività.
La scheda tipologica descrive una pianta di taglia media, alta tra il metro ottanta e i due metri, con stelo esile ma di notevole resistenza al vento, con nodi ravvicinati e foglie numerose. Le pannocchie sono di norma due, ma non di rado fino a cinque, protette da brattee fini e molto aderenti; hanno misure modeste, forma allungata (cm 14-18) quasi cilindrica (circonferenza alla base cm 11-12, all’apice 7-7,5). I chicchi sono tondeggianti e serrati, di un bel colore rosso aranciato, lucidi e a frattura vitrea; sono disposti in file spiralate, destrogire o sinistrogire, ma talvolta anche dritte; danno ottima e abbondante farina con una percentuale di proteine più alta della norma.
Nel complesso il Marano è una varietà dalla resa molto apprezzabile, non tanto in quantità, ma sicuramente in qualità organolettiche, chimiche e molitorie della granella. Negli anni fra le due guerre il mais Marano ebbe notevolissima fortuna in Italia ed anche nel mondo, ma era destino che la sua parabola si esaurisse in tempi altrettanto rapidi di fronte all’avanzata dei cosiddetti mais ‘ibridi’, selezionati privilegiando la resa in quantità. Il confronto tra una pannocchia di Marano e una pannocchia ‘moderna’, l’una metà dell’altra, sembra improponibile, ma l’esito si ribalta a favore della varietà tradizionale quando si scende sul campo della qualità alimentare.
La polenta di mais Marano è tutt’altra cosa e questa è stata la molla che ha convinto pochi agricoltori dell’alto vicentino a ostinarsi nella sua produzione.  La semente in purezza, custodita nella banca del germoplasma dell’Istituto di Genetica e Sperimentazione Agraria Strampelli di Lonigo, è servita dopo anni di oblio a ridare impulso alla coltura. In anni recenti è venuta l’istituzione del Consorzio di Tutela Mais Marano, al quale si deve la redazione di un disciplinare di produzione.
Il testo determina innanzitutto la geografia della coltura. La zona tipica ha come fulcro Marano Vicentino e comprende, da ovest a est, Schio, San Vito di Leguzzano, Malo, Torrebelvicino, Valli del Pasubio, Santorso, Piovene Rocchette, Monte di Malo, Zanè, Thiene, Zugliano, Sarcedo, Breganze, Mason, Molvena e Pianezze. Seguono varie specifiche agronomiche tra le quali la raccomandazione di seguire i dettami della cosiddetta «lotta integrata», che prevede il ricorso minimo a prodotti chimici di sintesi dalla fertilizzazione al diserbo.
Quanto al prodotto finale, sono previsti due tipi: la farina di Mais Marano Vicentino e la farina integrale di Mais Marano Vicentino macinata a pietra; per entrambe è prevista la menzione aggiuntiva «proveniente da agricoltura biologica», qualora certificata a norma di legge. A tutela del consumatore il disciplinare prevede anche un periodo di commercializzazione limitato tra settembre e giugno, corrispondente alla migliore conservazione della farina, nonché la numerazione delle confezioni corrispondente alle quantità di prodotto denunciate ogni anno dagli aderenti al consorzio. Gli stimoli per visitare le terre del Mais Marano sono molteplici, a partire dalla Festa della Semina, in aprile, e la Festa della Raccolta a fine settembre-primi di ottobre, occasione per gustarlo con i prodotti tipici della Val Leogra, dalla sopressa ai formaggi, ma anche con il pesce che per l’occasione giunge dalla laguna di Venezia.
Ogni occasione, comunque, è favorevole per farne la conoscenza dal momento che il Gruppo Ristoratori Scledensi, in tutto dodici esercizi, ha preso tra gli impegni statutari quello di proporre sempre in menù polenta di mais Marano, variamente accompagnata, dal baccalà alla vicentina al salmì di lepre, dal coniglio alla valleogrina alle costine di maiale con le verze.

 


 














 

 


 












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