L’elicicultura e l’azienda agricola
nell’elicicultura
L'elicicoltura
(da èlica o èlce dal greco elix 'spirale' in questo caso con il significato di
chiocciolae da coltura dal latino cultus / colere 'coltivare'), branca della
zootecnia, è l'allevamento della chiocciola a scopo alimentare. Ha come
obiettivo produrre quantità elevate di questi molluschi per poi venderli alle
aziende ristorative interessate. Attualmente essa è diventata una realtà
agricola riconosciuta dagli enti pubblici e istituzionali, molti dei quali
hanno leggi per atto a suo favore, creando incentivi economici per la
diffusione di tale produzione. L'elicicoltura ha origini antichissime infatti
nel bacino del Mediterraneo sono stati trovati resti di chiocciole commestibili
risalenti al periodo tra la fine del Pleistocene e l'Olocene (10.000-6.000 anni
fa. Nell'antichità gli antichi romani praticavano l'elicicoltura con il metodo
della Lumaca romana nella zona intorno a Tarquinia. Questo metodo di
elicicoltura è descritto la ricco proprietario terriero Quinto Fulvio Lippino
nel 49 d.C. e menzionato dal letterato, scrittore e militare reatino Marco
Terenzio Varrone nel suo De re rustica del 37 a.C. che descrive l'allevamento
in cocleari (in latino cochlea che significa anche chiocciola) che prevedeva
l'ingrasso delle lumache con farina ed erbe aromatiche.
Plinio il
Vecchio descrive invece gli allevamenti per l'elicicoltura di Fulvio Irpino,
che nutriva le sue specie diverse di chiocciole con cibo diverso e vino.
Inoltre le lumache come cibo sono descritte per la prima volta nel ricettario
De re coquinaria del gastrononomo Marco Gavio Apicio risalente probabilmente ai
primi anni del I secolo a.C. L'elicicoltura moderna della specie Cornu aspersum
si è diffusa al di fuori dell'Europa in California nel 1850 forse grazie agli
emigranti francesi che la usavano per la produzione del loro escargot, mentre
altre fonti affermano che furono gli emigranti italiani a portare
l'elicicoltura negli Stati Uniti. Sono allevate le seguenti specie di chiocciole
per l'alimentazione umana.
Zigrinata o
Maruzza (Cornu aspersum), che rappresenta l'80% del patrimonio elicicolo
italiano
Vignaiola
bianca (Helix pomatia)
Rigatella
(Eobania vermiculata)
Cozzella di
campagna o bovoletto (Theba pisana)
Sistemi di
allevamento[modifica | modifica wikitesto]
Il sistema
di allevamento all'aperto[
allevamento
all'aperto
Il sistema
di allevamento a ciclo biologico completo, pur essendo di più complessa
realizzazione,risulta essere il più diffuso: esso rappresenta nel panorama
nazionale, la percentuale del 97% degli impianti di elicicoltura.
L'elicicoltura si attua esclusivamente su libero terreno e all'aperto, senza
coperture o l'uso di protezione, in quanto l'attività diventa produttiva ed
economica solamente se impostata con costi ponderatamente limitati e
controllati. Questo metodo consiste nell'introdurre, in apposite recinzioni,
chiocciole fattrici destinate ad accoppiarsi e a moltiplicarsi. La vendita del
prodotto è costituita quindi non già dalle chiocciole immesse, come succede con
il sistema incompleto e sotto serra, ma da quelle che nascono dalle chiocciole
fattrici e si sviluppano nel periodo di ingrasso. Il sistema prevede una recinzione perimetrale
esterna, atta a contenere l'intero impianto e ad evitare incursioni da parte di
predatori dall'esterno. Lo spazio così creato verrà suddiviso in settori più
piccoli e maggiormente agevoli per la manualità. I recinti così costruiti con
una speciale rete anti-fuga e anti-bava, sostenuta da pali in legno o in PVC,
saranno seminati all'interno con l'alimentazione che nutrirà le chiocciole. I
semi consigliati per una sufficiente e adeguata nutrizione, ingrasso veloce e
protezione per mezzo delle foglie laminari e molto sviluppate contro i raggi
solari sono: Ravizzone ungherese o Cavolo cavaliere (Brassica oleracea var.
viridis), Bietola da coste (Beta vulgaris var. cicla), Radicchio Spadone
(Cichorium intybus), Trifoglio Nano (Trifolium repens), Girasole (Helianthus
annuus)
Ogni recinto
ha le dimensioni standard di 45 metri x 4 metri; queste misure però sono
suscettibili di modifiche e variazioni, a seconda delle dimensioni del terreno
a disposizione dell'allevatore. I diversi recinti costruiti sull'appezzamento
totale di terreno destinato all'elicicoltura, sono divisi in 2 categorie
differenti: recinti destinati alla riproduzione e recinti destinati
all'ingrasso dei nuovi nati in rapporto di 4 a 6. Ogni recinto è separato dagli
altri da una zona di passaggio per l'operatore, larga 1 metro. La scelta dell'allevamento all'aperto, sul
terreno, è stata determinante nell'impostazione e nello sviluppo di questa
attività, e si è notevolmente differenziata dall'impostazione dell'elicicoltura
negli altri paesi europei come la Francia e la Spagna. Fin dai primi
esperimenti, gli italiani hanno considerato improponibile un allevamento di
chiocciole in condizioni che non fossero quelle naturali proprie del mollusco,
abituato da sempre ad un habitat rurale e in piena armonia con la natura. Ciò
anche in relazione alla assoluta semplicità dell'anatomia e fisiologia del
mollusco ed alla lentezza del ciclo di vita. In pratica lo scopo del sistema all'aperto
è quello di seguire la natura ma con controllo da parte dell'uomo, per creare
un prodotto biologico di alto livello e di alta resa.
Il sistema
di allevamento al chiuso
Il tipo di
allevamento in serra è tipico di paesi europei quali la Francia e la Spagna. La
chiocciola, mantenuta ed allevata in condizioni artificiali (in serra,
contenitori od ambienti al chiuso) si accoppia, depone le uova e può anche
diventare adulta, ma necessita di un continuo lavoro per la pulizia, per
l'apporto di alimenti dall'esterno e per la continua irrigazione artificiale.
Al coperto è meno soggetta alla predazione da parte di insetti, roditori,
volatili. Quindi da tutti gli animali predatori delle chiocciole che possono
causare seri danni alla vita regolata dell'allevamento. I problemi però che
l'allevamento in serra può presentare sono di diversa natura. Tra i principali
troviamo: l'eccessiva assimilazione di anidride carbonica e la mancata
possibilità di beneficiare della naturale umidità, derivante dalla deposizione
della rugiada, condizione ideale per la vita delle chiocciole, inoltre il
prodotto che cresce al coperto, senza la luce del sole, ha carne con bassa
consistenza che alla cottura perde una alta percentuale di peso.
Raccolta e
spurgamento
Le
chiocciole allevate possono essere raccolte tutto l'anno, anche se è
sconsigliata nei mesi invernali; una volta raccolte sono messe a spurgare i
liquidi in eccesso in gabbie o casse in legno per 10-15 giorni in una locale
areato senza nessuna alimentazione, poi vengono selezionate e infine
confezionate.
L'elicicoltura
in Italia
In Italia si
contano circa 9.000 aziende professionali elicicole che riescono a produrre il
49% del mercato interno, mentre il 61% della produzione proviene dai Paesi
dell'Europa dell'Est e del Maghreb[9]che nel 2014 era pari a 225.000 quintali
con un valore dell'intera filiera pari a 210 milioni di euro[10], mentre il
fatturato del prodotto interno è 120 milioni di euro l'anno[11].
Nel 2015
risultavano consumate 986.000 tonnellate di chiocciole della specie Cornu
aspersum (già considerata della specie Helix) e della Helix pomatia l’Italia è
al terzo posto nel mondo per consumo
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