martedì 13 settembre 2016

Museo  Glauco Lombardi dedicato  a Maria Luigia (Parma)

il Museo, intitolato a Glauco Lombardi, è il risultato della sua fatica di risarcire in parte quanto della suppellettile che arredava le residenze ducali veniva portato via da Parma tra il 1862 e il 1868. Fondato a Colorno nel 1915, nel 1961 è stato trasportato a Parma e allestito negli ambienti, decorati dal Petitot, del Palazzo della Riserva. I cimeli, preziose testimonianze di vita, di costume e di arte del Ducato parmense dal 1748 al 1859, sono stati raccolti nel Museo Napoleonico e nelle sale Dorata e Maria Luigia.
Del materiale esposto si ricorda in particolare il manto ducale di Maria Luigia, ornato con ricami in platino; le lettere del Re di Roma e di Napoleone alla Duchessa; la sua mano in marmo, calco di Antonio Canova; i suoi album e diari, acquerelli, gioielli e lettere; un frammento di mantello imperiale donato dalla Duchessa per sovvenire ai bisogni dei parmigiani colpiti dal colera, ecc.
Nella omonima sala si trova il museo Toschi, documentata raccolta dell'opera dell'artista parmigiano, che dette vita, nel primo cinquantennio del secolo scorso, a una scuola d'incisione.
Il Museo ospita inoltre una raccolta d'acquerelli, incisioni e dipinti dell'800, pitture francesi del '700" nella stanza dei Francesi, la raccolta Petitot e l'archivio.
Il Museo nasce dalla ricchissima collezione privata di Glauco Lombardi, che costantemente viene implementata con nuove acquisizioni relative ai tanti temi proposti, fra cui spiccano due protagonisti: Napoleone Bonaparte e Maria Luigia d’Asburgo, la principessa d’Austria divenuta sua moglie nel 1810 e poi nominata duchessa di Parma e Piacenza, dove regnò per oltre trent’anni lasciando un’indelebile traccia nel territorio e nella memoria dei parmigiani.
Le sale del Museo, ospitato nello storico Palazzo di Riserva, offrono un viaggio a ritroso fino all’epoca dell’Impero francese, di cui rimangono ampie testimonianze: dai ritratti ufficiali dei pittori di corte (Lefèvre, Prud’hon, Gérard) ai pregiati vetri e porcellane, dalle spade brandite da Napoleone alle delicate lettere spedite dall’imperatore alla giovane sposa, fino alla corbeille de mariage, il raffinato mobile che conteneva parte del corredo di Maria Luigia, della quale rimane un fastoso abito di gala intessuto d’argento.
Il percorso museale segue poi la storia dell’ex imperatrice che, ritrovandosi a capo di un piccolo stato che ella stessa definì “un vero giardino”, volle dedicarsi a migliorarlo attraverso monumenti ed opere pubbliche, molti dei quali tuttora esistenti, ricordati nel Museo da dipinti e medaglie oltre che dai lavori degli artisti usciti dalla prestigiosa Accademia, fra cui spicca Paolo Toschi, riconosciuto già vivente come il miglior incisore d’Europa.
È però la vita privata della sovrana l’aspetto che più coinvolge il visitatore: gli oggetti esposti provengono in gran parte dai suoi discendenti diretti, quella famiglia Sanvitale che per secoli fu tra le più illustri del Ducato. Al conte Luigi andò infatti sposa Albertina, figlia della Duchessa e del generale Neipperg, l’affascinante diplomatico austriaco che riuscì a farle dimenticare Napoleone. Di Maria Luigia si possono così conoscere passioni e preferenze: diari, gioielli, ricami e acquerelli da lei eseguiti, ma anche la sua farmacia da viaggio e la cassetta da pesca, sono solo alcuni dei tasselli che aiutano a ricomporre la sfaccettata personalità di una figura storica che si trovò al centro dei principali accadimenti della sua epoca, eventi che si possono seguire, punto di vista privilegiato e intenso, attraverso gli occhi di una duchessa.
Alla storia di Parma fanno più in generale riferimento in oltre altre testimonianze pittoriche e curiosità che spaziano dal Settecento al secondo Ottocento, quando alla morte di Maria Luigia il Ducato affrontò il declino che in pochi anni lo portò all’annessione al Piemonte, passando attraverso l’epoca dei Borbone, che per primi guardarono alla Francia come punto di riferimento chiamando a Parma illustri artisti d’Oltralpe come l’architetto Petitot.

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