MORRO D’ALBA
A 10 km dal mare Adriatico, sulla linea di colline tra
Senigallia e Jesi, Morro d'Alba domina la campagna circostante.
Morro d'Alba ha origini lontanissime.
La sua esistenza storica è accertata intorno all'anno Mille,
quando compare come "Curtis" in un atto imperiale di Federico I. Ma
le sue campagne, le zone dell'attuale territorio comunale, risultavano già
abitate in epoca romana. Ad attestarlo è un medaglione aureo che riporta la
scritta ricostruita "Theodoricus pius princeps invictus semper",
rinvenuto in una tomba a Sant'Amico, nelle vicinanze del paese e oggi
conservato presso il Museo delle Terme di Roma. Il toponimo sembra ricordare la
"mora" o cippo di confine sull'"alba" o colle, che segnava la
separazione tra i comitato medievali di Jesi e di Senigallia.
Compare invece come "Castrum" in un altro atto del
1213, quando Senigallia è costretta a cedere Morro d'Alba al vicino comune di
Jesi. Entrerà così a far parte del contado della "Respublica Aesina",
e ne seguirà tutte le sorti storiche. Nel 1326, Morro d'Alba viene assediata
dalle milizie di Fabriano, e nel 1365 le mura devono essere ricostruite, forse
a causa dei danni subiti da una incursione dei banditi della "Compagnia
Maledicta" di FraMoriale. Nel 1481 subisce diverse incursioni degli
Anconetani.
Soltanto nel 1808, con il Regno Napoleonico, viene
definitivamente sottratta al comune di Jesi; è poi nel 1860, con l'unità
d'Italia, che Morro d'Alba entra a far parte della provincia di Ancona. Proprio
questo avvenimento comportò, nel 1862, l'aggiunta del termine Alba al nome del
paese, per evitare delle confusioni con altre località del Regno.
è un piccolo paese dalle origini molto antiche situato tra
Senigallia e Jesi a 200 metri sul livello del mare. Conserva molte
testimonianze del passato e vanta un primato: è infatti l'unico borgo italiano
fortificato ad avere una camminamento di ronda, la Scarpa, lungo tutte le mura,
coperto e fiancheggiato da arcate.
La cinta muraria di Morro d'Alba, di andamento
irregolarmente pentagonale con sei bastioni, è il risultato di una serie di
diverse ristrutturazioni databili tra il XIII e il XV secolo. Nel corso dei
secoli gli abitanti del paese hanno scavato un complesso labirinto di grotte,
collegate tra loro da gallerie, che costituiscono una sorta di seconda città
sotterranea. Le grotte erano utilizzate in passato soprattutto per la
conservazione dei cibi, ma all'occorrenza potevano servire come estremo rifugio
dalle incursioni nemiche.
I siti turistici di maggior interesse sono: il Palazzo
Comunale, che custodisce la pinacoteca
con varie opere tra cui una pala d'altare del veneto Claudio Ridolfi
raffigurante "L'incoronazione della Vergine e Santi"; la Chiesa della
SS. Annunziata (oggi Auditorium), la Parrocchiale di San Gaudenzio,
bell’esempio di architettura religiosa marchigiana della seconda metà del
Settecento, il museo “Utensilia”, allestito nei suggestivi sotterranei del
castello, sotto “la Scarpa”, che raccoglie una nutrita selezione di utensili e
attrezzi agricoli e documenta lo stile
di vita e la cultura dei mezzadri marchigiani. Il più famoso prodotto di Morro
d'Alba è il Lacrima di Morro d'Alba,
vino DOC, ottenuto dal vitigno autoctono lacrima e conosciuto già al tempo dei
romani. Deve il suo nome alla particolare goccia (chiamata appunto lacrima) che
fuoriesce dal grappolo d’uva quando essa giunge a maturazione. Le principali
manifestazioni che hanno luogo a Morro d'Alba nel corso dell'anno sono: la
" Sagra del vino Lacrima" , che si tiene ogni primo fine settimana di
maggio, il "Cantamaggio", il canto rituale di questua che celebra
l'avvento della primavera e della nuova stagione agricola (ogni terzo fine
settimana di maggio) e la "Festa del Lacrima di Morro d'Alba e del tartufo
di Acqualagna", che si svolge ogni terzo fine settimana di ottobre.
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