Borghi
Borghi è un comune italiano di 2.854 abitanti della
provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Si trova a circa 40 km a SE da
Forlì, il capoluogo, e a 22 da Cesena. Si trova a nord ovest di Rimini, dalla
quale dista 20 km, all'altezza di Santarcangelo di Romagna, sulle primissime
alture che si staccano dalla Pianura Padana e si può ben dire che sia uno dei
comuni più meridionali di tutta la provincia di Forlì-Cesena. Borghi infatti
confina a sud con Torriana (RN). Curioso notare che la città di Cesena dista 24
km (più di Rimini), mentre Forlì ben 49 km. Inoltre, come Sogliano al Rubicone
(in parte), Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli, si trova a sud del
fiume Rubicone. Il territorio si presenta dolcemente ondulato, verdeggiante e
fertile, con colli a poca distanza gli uni dagli altri, tanto che Borghi può
definirsi tre paesi in uno. La conformazione del territorio e la posizione
strategica hanno reso possibile lo stabilirsi di molti castelli e roccaforti
posti anche a breve distanza l'uno dall'altro. Il tipico esempio di comune
"assemblato" da più paesi o frazioni, una volta autonome, è Borghi.
Per esplicitarne la storia, infatti, prenderemo in considerazione quelle che
furono, un tempo, località indipendenti ed autonome nonostante sorgessero a
pochissima distanza l'una dall'altra. Il Comune di Borghi è formato dai
territori riuniti di cinque comunità: San Giovanni in Galilea, Calbana,
Converseto, Raggiano e Poggio de' Borghi.
Borghi (Podii
Burgorum)
Possiamo affermare con sicurezza che fu San Giovanni in
Galilea il territorio più anticamente popolato o, meglio, fu proprio in questa
zona che abbiamo notizia del primo e più antico castello. Il Codice bavaro
(ovvero un libro papiraceo sul quale erano annotate i possedimenti e i
territori meridionali, fino a Perugia, della Chiesa di Ravenna) del X secolo,
infatti, menziona San Giovanni in Galilea, ma non Converseto, del quale si
hanno notizie nel 978. Si presume quindi che San Giovanni risalga a ben prima
di questa data.
Poggio de' Borghi invece fu l'ultimo ad essere costruito, si
pensa intorno al 1300, ed ebbe la fortuna di riunire le vicine località di
Converseto e Raggiano in un unico nucleo che assunse lo stato di Comune intorno
al 1350. Fino al XVI secolo fu quasi esclusivamente luogo di rifugio e stoccaggio
di prodotti agricoli, con all'interno delle mura il Palazzo Comunale e quello
fatto edificare da Camillo Sassatelli, poche case e delle cantine sotterranee.
Lo sviluppo di questo neonato Comune conobbe un primo
arresto con la distruzione subita per mano delle truppe del Conte Corrado
Virtinguer di Landau nel 1358. I Borghi vennero rapidamente ricostruiti, tanto
che nel 1400 divennero un feudo malatestiano e, nel 1448, Sigismondo Pandolfo
Malatesta affidò ad Antonio di Francesco degli Atti la signoria del Comune. In
questo periodo Borghi si dotò di alte mura, tuttora esistenti e in territorio
Raggiano venne edificato il castello. Attraverso alterne vicende Poggio de'
Borghi divenne vicariato della Chiesa di Santarcangelo, che ne affidò a
Galeotto Malatesta la guida, poi passò di mano in mano agli uomini del Papa, a
Galeotto Malatesta, alla famiglia dei Della Rovere; con il crollo malatestiano
fu Federico Duca di Urbino ad invadere e conquistare queste terre. Nel 1484, il
Conte Francesco Sassatelli di Imola ottenne l'investitura del castello da Sisto
IV, da cui vantava un credito di 1000 fiorini per servizi militari prestati.
Nel 1520 un breve di Leone X rinnovò a Giovanni Cagnazzo Sassatelli e ai suoi
successori l'investitura "pro tempore et in Vacariatum".
Dopo il 1579 si succedettero potestà diverse, per lo più
costituite con decreti o bolle papali, fino al 1797, quando il governo
napoleonico alienò tutti i beni delle preesistenti signorie, ducati e contee.
La restaurazione riportò il potere temporale della Chiesa e fu Pio VII che unì
il comune di Borghi con quelli di S. Giovanni in Galilea (ben più antico) e
Converseto (S. Martino in Converseto). Borghi rimase sotto il papato fino al
1861, anno della costituzione del Regno d'Italia, e -come molte località
romagnole- conobbe prima la morte e la distruzione durante i bombardamenti
della seconda guerra mondiale e poi lo sviluppo economico ed il benessere.
San Giovanni in
Galilea
È il più antico insediamento che domina le valli dell'Uso,
del Rubicone e del Marecchia. Circondato dai ruderi d'imponenti fortificazioni
dei secoli XIV e XV, il paese è dominato ad occidente da quel che resta della
Rocca (palazzo Malatesta) del XVI secolo. Risulta abitato già nell'Eneolitico
e, da ciò che si può desumere dalle analogie riscontrate con i reperti
ritrovati nel sito di Verucchio, possiamo attribuire i primi insediamenti alla
civiltà etrusco-villanoviana, che evidentemente colonizzò la bassa Romagna in
maniera assidua. Probabilmente vi si stanziarono, nel IV secolo a.C., i Galli
Senoni, come attesterebbe anche il toponimo "Galilea" (sinonimo di
"gallica"). In epoca romana fu "conciliabolo", luogo cioè
di raduno in occasione di feste religiose e mercati, per gli abitanti sparsi in
piccoli villeggi. Tra il VI ed il VII secolo fu costruita da missionari e
maestranze di Ravenna, a poca distanza dal colle e all'incrocio di varie
strade, una pieve, o chiesa battesimale, per la colonizzazione ed
evangelizzazione del territorio. Fu feudo ecclesiastico del Vescovo di Rimini
fino al principio del XIII secolo, poi passò sotto la giurisdizione del Comune
di quella città e quindi dei Malatesta. Ovviamente abbiamo una storia parallela
e similare a quella di Poggio de' Borghi, tanto che, dopo la sconfitta di
Sigismondo Pandolfo ad opera del Papa Pio II, fu concessa in Vicariato, nel
1464, a Carlo Malatesta, del ramo soglianese dei Malatesta e fedele al papato.
I Malatesta governarono per altri 200 anni su San Giovanni; l'ultimo
discendente fu Sigismondo II Malatesta, che completò la costruzione della Rocca
e della chiesa di S. Pietro, fatte edificare verso la metà del Cinquecento dal
cugino Pandolfo II. Alla sua morte, nel 1654, S. Giovanni passò sotto la
diretta amministrazione della Santa Sede.
Vi sorge il Museo Renzi, voluto e fondato da don Francesco Renzi.
Il castello di San
Martino in Converseto
Fu costruito probabilmente nel XII secolo nei pressi
dell'omonima chiesa risalente al secolo precedente. Del castello rimangono oggi
solo delle vestigia di mura; sono pure scomparse la chiesetta di S. Margherita
ed il Palazzo Comunale. Anche questa comunità fu autonoma, sui iuris, e
condivise le vicende del castello dei Borghi fino al XVII secolo, del Vicariato
di S. Arcangelo e poi fu sotto i Malatesta di Rimini e di Sogliano. Fu
distrutto, come Raggiano, dalla Compagnia del Conte Lando e poi ricostruito. Il
21 marzo del 1621 fu venduto da Sigismondo II di Malatesta a Mons. Francesco
Sacrati (poi cardinale) per il prezzo di 2.000 scudi. Passò poi ai suoi eredi,
il Marchese Tomaso e Mons. Alfonso Sacrati. Nel 1621 Mons. Francesco concesse a
questa comunità degli Statuti. Nel 1645 fu ceduto alla Santa Sede. Come gli
altri due castelli, fu retto per secoli da Podestà e da un Consiglio comunale,
eletto dapprima in un arengo dai capifamiglia e successivamente formato dai
rappresentanti delle famiglie più abbienti.
Dolce tipico
l Bustrengh, che veniva preparato dalle famiglie contadine
la domenica, utilizzando le rimanenze della settimana; quindi con il variare degli
ingredienti usati durante la settimana, il Bustrengh poteva diventare un dolce,
una ciambella o una torta salata. Col passar del tempo l'usanza di fare il
Bustrengh in famiglia si affievolì sempre più. Nei primi anni settanta venne
riscoperta da un gruppo di persone, amanti delle tradizioni: nacque così la
“Sagra de' Bustrengh”. A Borghi, il Bustrengh in occasione della festa che si
tiene la seconda settimana di maggio, viene sfornato oltre che dal comitato
anche da alcune famiglie, le quali custodiscono gelosamente la ricetta.
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