SAVIGNANO SUL RUBICONE
primo nucleo abitativo dell'attuale Savignano si chiamava
Compitum (il Compito) e sorse all'incrocio con la via Regina che da Sarsina
portava a Ravenna e la via Emilia fatta costruire dal console Marco Emilio
Lepido nel 187 a.C.
Il monumento simbolo di Savignano, il ponte romano sul
Rubicone, a tre arcate in pietra, fu costruito secondo l'ipotesi più probabile
nel I sec. a.C.
In seguito delle invasioni barbariche, Il compito fu
distrutto; la popolazione si spostò sulle colline (fra cui il colle di
Castelvecchio) dando vita a un nuovo insediamento.
Nel 1173 appare citato per la prima volta un Castrum
Savignani appartenente agli arcivescovi di Ravenna, concesso poi alla signoria
dei Malatesta di Rimini a partire dal 1261.
Dal 1358 ebbe inizio l'opera di bonifica delle terre poste
al di sotto del colle di Castelvecchio, ad opera del cardinale Albornoz,
incaricato dal Papa di ristabilire la sua autorità nell'Italia Centrale, e
sorse così il nuovo nucleo della struttura urbana dell'attuale Savignano: il
Castello Nuovo la cui costruzione iniziò il 13 dicembre 1359, festa di Santa
Lucia, posto a ridosso della via Emilia e del Ponte Romano.
Durante il Medioevo Savignano subì diversi attacchi da parte
delle signorie locali e nel 1500 fu presa da Cesare Borgia, il quale apportò
migliorie alla cinta muraria difensiva.
Passò in seguito dalla Repubblica di Venezia allo Stato
della Chiesa, per poi cadere in mano, in seguito ad un terribile assedio, al
duca d'Urbino nel 1521.
Dal 1558 al 1561 fu realizzata la cinta muraria in base a
nozioni di tecnica militare dell'epoca.
Già dal finire del Quattrocento era iniziata l'espansione
anche oltre le mura del castello, con la costruzione dei borghi (borgo San
Rocco, borgo Santa Lucia, borgo Madonna Rossa) che presero il nome da chiese o
conventi situati lungo la via Emilia.
Nel Settecento con la costruzione della Piazza Nuova (oggi
Piazza Borghesi), del Palazzo del Magistrato (Municipio) con la Torre (1766) e
della Chiesa Collegiata di Santa Lucia (1749), Savignano si diede un nuovo
centro urbano, che è lo stesso di oggi.
Nel Settecento-Ottocento Savignano si affermò come centro
culturale (scuole, Accademia, teatro) meritandosi l'appellativo, condiviso con
Forlì, di “Atene della Romagna”; ma fu anche fiorente centro di botteghe
artigianali (fabbri, falegnami, calzolai, canepini, ecc), di piccole attività
industriali (fornaci di laterizi, filande, concerie di pelli) e di scambi
commerciali (ricordiamo la pescheria costruita nel 1790). Nella seconda metà
dell'Ottocento la crescita di Savignano fu incrementata dal miglioramento della
viabilità, con la costruzione della circonvallazione (1870) che evitava
l'attraversamento della via Emilia nel cuore del paese, e con la stazione
ferroviaria lungo la linea Bologna-Rimini.
La seconda guerra mondiale causò morte e distruzione a
Savignano, circa il 75% degli edifici furono distrutti (fra cui il ponte romano
sul Rubicone). Proprio lungo le rive del Rubicone, per una ventina di giorni il
fronte, con pesanti bombardamenti d'artiglieria (settembre-ottobre 1944).
Terminata la guerra, la prima giunta comunale fu guidata dal
sindaco Dario Galeffi, antifascista che era dovuto emigrare in Francia per
evitare le persecuzioni del regime ed era rientrato clandestinamente nel 1943;
le prime e più pressanti esigenze erano quelle di ripristinare i servizi
essenziali e ricostruire gli edifici pubblici, a partire dal Palazzo Comunale
quasi interamente distrutto. Le prime amministrazioni comunali furono guidate
dai sindaci Dario Galeffi (1946-1947), Dario Pirini (1947-1951), Luigi
Bernardini (1951-1956), Umberto Teodorani (1956-1964); proseguì l'azione di
ricostruzione degli edifici e di sviluppo urbano con la costruzione di una
nuova circonvallazione a sud che fu chiamata Viale della Libertà.
Negli anni sessanta il boom economico che investì l'Italia
portò Savignano, continuando la sua tradizione artigianale, a proporsi come
centro industriale con il proliferare di piccole e medie industrie soprattutto
nel settore dell'abbigliamento ma anche nell'edilizia e nella meccanica.
Principale industria della città fu l'ALEA, camiceria che giunse ad avere
qualche centinaio di dipendenti. A partire dagli anni ottanta, la crisi del
settore manifatturiero avviò la trasformazione della economia della città
prevalentemente verso il settore del commercio e dei servizi (ricordiamo in
particolare il Romagna Center, uno dei più grandi centri commerciali della
regione) mentre continua a svilupparsi il settore del turismo soprattutto nella
zona costiera di Savignano a Mare.
Il ponte romano di Savignano è il più noto monumento della
città di cui è il simbolo stesso. La data esatta di costruzione non è nota: fu
definito "consolare" da alcuni storici, mentre secondo altri andrebbe
collocato all'epoca di Ottaviano Augusto. È costituito essenzialmente da tre
grandi arcate di pietra, poggianti su due piloni centrali. Il tutto è formato
da grandi blocchi di pietra d'Istria, un calcare compatto e resistente che non
esiste nella zona, e che quindi presumibilmente fu importato per via di mare.
È lungo complessivamente, da sponda a sponda 24,20 m; le tre
arcate hanno una larghezza massima interna di 6,50 m mentre l'altezza massima
degli archi dalla base è di 8,25 m. Nel corso dei secoli il ponte romano subì
varie modifiche e rimaneggiamenti. Nel 1450 Sigismondo Pandolfo Malatesta fece
asportare le spalline o parapetti laterali usando i blocchi di pietra come
materiale per la costruzione del tempio Malatestiano di Rimini. Tra il XIVe il
XVII secolo furono sovrapposte al ponte due torri quadrangolari, che servivano
da porte di ingresso al castello e al paese e avevano una funzione di difesa e
di controllo.
Dopo aver resistito per secoli a vicende atmosferiche e
guerre, il ponte romano fu fatto saltare con l'impiego di cariche di esplosivo
dall'esercito tedesco in ritirata nel settembre del 1944. I blocchi di pietra
furono però successivamente quasi tutti recuperati, numerati e infine ricollocati
al loro posto per la ricostruzione, realizzata tra il 1963 e il 1965. Nella
ricostruzione fu fatta la scelta di eliminare ogni sovrastruttura posteriore
all'epoca romana; perciò non furono ricostruiti né il rivestimento medievale di
mattoni intorno ai piloni centrali, né le due spalline laterali pure in
mattoni, sostituite da una semplice ringhiera in ferro. Un ulteriore restauro,
concluso nel2005, ha portato al rifacimento del manto stradale,
all'eliminazione delle ringhiere in ferro e al ripristino delle spalline
laterali in mattoni.
Castello di Ribano
Situato sul colle di Ribano a sud di Savignano, il castello
è in realtà una curtis o casa padronale fortificata di età medievale (è citata
in un documento del XII secolo). Già proprietà della chiesa ravennate, passò ai
monaci camaldolesi che nel Cinquecento l'ampliarono e lo ristrutturarono,
usandolo come dipendenza del loro convento di Ravenna. La presenza dei
camaldolesi a Ribano terminò nel 1797 con l'invasione napoleonica; i beni
ecclesiastici vennero espropriati e venduti a privati. Il castello con la
rivoluzione francese passò di mano in mano fino al conte Gioachino Rasponi,
nipote del re di Napoli, e, attraverso diversi matrimoni, all'attuale
proprietario dottor Giovanni Colonna principe di Paliano, nipote del conte
Gianbattista Spalletti. Oggi il castello di Ribano ha ritrovato nuova vita come
sede di un'importante azienda enologica che continua una tradizione,
probabilmente millenaria, di produzione di uve e di vini pregiati in questa
zona.
Palazzo Comunale]
Costruito tra il 1762 e il 1774 sulla “Piazza Nuova” (oggi
Piazza Borghesi) aveva insieme a questa lo scopo di dotare Savignano di un
nuovo centro politico e civile risultando ormai troppo angusto lo spazio
all'interno dello storico castello posto nei pressi del fiume Rubicone. Al
Palazzo Comunale sulla stessa piazza si affiancarono altri edifici pubblici: il
Palazzo Pretoriale, il Magazzino dell'Abbondanza e fu inoltre innalzata la
torre civicaquadrangolare con campanone. Elementi caratteristici del Palazzo
comunale sono: il porticato antistante con lapidi storiche, la cimasa con il
grande quadrante dell'orologio e la torre civica.
Monte di Pietà
Fu istituito nel 1551, quando tal Stefano Rissini lasciò in
eredità sei tornature di terreno per la creazione di un monte di pietà. Nel
1566 i Rangoni, feudatari del luogo durante il periodo di dominazione della
Santa Sede, autorizzarono l'apertura del banco, che però iniziò ad operare solo
nel 1581. Nel 1617 venne trasferito in quella che poi divenne la sede
definitiva. L'edificio, dopo anni di abbandono, è stato recentemente
restaurato. Interessante è lo portale che riporta ancora la scritta Sacer Mons
Pietatis (nell'architrave). Attualmente l'edificio fa parte del complesso della
biblioteca comunale.
Villa “La Rotonda” dei marchesi Guidi Di Bagno
Costruita nel 1821 su disegno di Leandro Marconi che si è
ispirato al modello delle ville palladiane, sorge sul colle di Castelvecchio
all'interno di un grande parco. Fu al centro di eventi bellici della seconda
guerra mondiale(battaglia di Castelvecchio) e riportò notevoli danni dai
bombardamenti, ma fu poi completamente restaurata.
Villa Perticari
Di fianco alla Chiesa della Madonna Rossa vi sono i resti
della villa dove nacque e visse Giulio Perticari, letterato e studioso a cui si
deve fra l'altro la creazione dell'Accademia dei Filopatridi. La villa ospitò
vari personaggi illustri, fra i quali ricordiamo il poeta George Byron,
Gioacchino Murat, re di Napoli, e papa Pio VII. Lasciata per anni in un
indecoroso abbandono, oggi si presenta completamente restaurata.
Villa Rasponi
Conosciuta anche come "Villa Spalletti", fu
probabilmente costruita attorno al 1759, quando la nobile famiglia ravennate
Del Sale ricevette in eredità vasti terreni nella zona. Da questa passò in
seguito alla famiglia Rasponi, che provvide ad ampliarla fra il 1820 ed il 1825
con l'aggiunta di due brevi ali più arretrate rispetto all'edificio originario.
Durante la seconda guerra mondiale la villa subì pesanti bombardamenti, ma fu
fedelmente restaurata dopo il conflitto. Il palazzo, immerso in un parco
all'inglese di circa sei ettari, è un edificio di due piani terminante con un
timpano triangolare, motivo che si ripete sopra tutte le finestre del primo
piano. Gli interni, riccamente decorati (in particolare il salone centrale, ora
adibito a biblioteca), conservano ancora numerosi oggetti appartenuti ai Del
Sale, ai Rasponi ed ai Murat (un esponente della famiglia Rasponi, Giulio,
sposò Luisa Murat, figlia di Gioacchino, re di Napoli). Attualmente di
proprietà del Principe Colonna di Paliano.
Villa Bilancioni
La villa si trova in corso Perticari e confina con
l'istituto educativo Merlara, l'ospedale Santa Colomba e la via Emilia.
Gravemente danneggiata del terribile bombardamento cui fu sottoposto il paese
nell'ottobre 1944, ha portato per decenni i segni della guerra ed è stata
recentemente restaurata. La villa comprende anche un parco di 5.000 metri
quadrati.
Villa di Secondo Casadei
Situata in via della Pace 22, è stata la residenza del
maestro Secondo Casadei, autore di "Romagna mia" dal 1956, fino al
1971, anno della sua scomparsa. Su appuntamento, è possibile visitarne lo
studio in cui ha composto molti dei suoi 1048 brani.
Chiesa Insigne Collegiata di Santa Lucia
L'attuale chiesa posta sulla piazza centrale della città
(piazza Borghesi) fu costruita fra il 1732 e il 1749, ma una precedente chiesa
di Santa Lucia (protettrice della città insieme a San Rocco) esisteva fin dal
XIV secolo. Raccolse molte delle prerogative che anticamente erano proprie
della pieve di San Giovanni in Compito diventando la chiesa più importante
della città. Opere d'arte presenti nella chiesa: “Martirio di Santa Lucia” di
Sebastiano Ceccarini (1746); “Beata Vergine del Rosario” di Ubaldo Gandolfi
(1775); statua in alabastro di Santa Lucia di autore ignoto.
Pieve di San Giovanni in Compito
L'aspetto attuale si deve alla costruzione dell'XI secolo,
quando la pieve sostituì una precedente chiesa che un papiro ravennate ricorda
già consacrata al culto di San Giovanni nel VII secolo. La facciata si presenta
con semplice struttura a capanna conclusa da tetto a doppio spiovente con una
monofora e bifora sopra la porta. L'interno è organizzato in un'unica navata
conclusa da abside rettilinea, anche se scavi recenti hanno rivelato
un'originaria abside circolare a cripta.
L'interno presenta materiali di grande interesse: una serie
di capitelli decorati a trapano con motivi a forma di foglia di vite e acanto
(simbolo d'immortalità dell'anima e desunta dal repertorio decorativo della
scultura classica), figure fitomorfe diverse sulle quattro facce dei capitelli,
grappoli d'uva, simbologia cristiana di origine bizantina. Sulla sinistra,
entrando si trova il piccolo battistero dove si conserva uno dei blocchi
dell'antico ponte romano riutilizzato come fonte battesimale. Sempre di origine
romana è la soglia d'ingresso in pietra rosa di Verona, probabilmente
proveniente da un monumento funebre di origine romana.
Anche la mensa d'altare, in cui sono ancora leggibili delle
iscrizioni, è di età romana, di competenza di una sepoltura. Materiale di
reimpiego è visibile anche in facciata, in particolare un frammento di
capitello decorato con motivi vegetali. Infine, in facciata un interessante
architrave con motivo a treccia fu elaborato molto probabilmente da maestranze
colte, in un periodo che possiamo fare coincidere con la costruzione
dell'antica pieve, ossia l'XI secolo.
Chiesa di San Salvatore (detta del Suffragio)
La chiesa del Suffragio o di San Salvatore fu costruita
dalla Compagnia del SS. Sacramento nel 1644 e subito chiamata del Suffragio per
la presenza dal 1655 anche della Compagnia del Suffragio. Ottenuto lo "ius
seppelliendi", il diritto di seppellirvi i morti, i suoi vasti sotterranei
divennero luogo di sepoltura per molti membri delle Compagnie. Negli ultimi
lavori di restauro hanno suscitato grande interesse gli scavi sepolcrali e le
tombe ritrovate. Opere d'arte presenti nella chiesa: “S. Giuseppe morente ” di
Cesare Pronti (1656), “La circoncisione di Gesù”, opera di Giuseppe Bartolini
pittore di Imola e datato 1698; “La Madonna e S. Nicola che intercedono per le
anime del Purgatorio”, di attribuzione incerta. Nella chiesa è collocato dal
1766 un pregevole organo Nacchini-Dacci. Di recente è stato ristrutturato il
tetto della suddetta chiesa.
Chiesa di San Rocco
Per scongiurare la peste, i cittadini e le autorità di
Savignano si accordarono nel 1539 per erigere una cappella votiva in onore di
San Rocco di cui si ricordava il passaggio in Savignano. In un altare laterale
fu posto uncrocifisso in legno, di epoca incerta, ma molto antico, la cui
collocazione nella chiesa risulta accertata fin dalla metà del Settecento. Per
la grande devozione popolare verso questo crocifisso oggi la chiesa è chiamata
anche di Santa Croce, e fin dalla metà dell'Ottocento si cominciò ogni anno a
portare in processione la venerata immagine per le vie della città. Tra le
altre opere presenti nella chiesa, si segnala il San Francesco d'Assisi mentre riceve
le stimmate del pittore forlivese Antonio Fanzaresi.
Chiesa della Santissima Trinità (detta della Madonna Rossa)
Fu fatta costruire nel 1562 sul luogo dove prima sorgeva una
celletta con l'immagine della Madonna Addolorata (l'affresco originario è conservato
nell'attuale sagrestia). È nota come “Chiesa della Madonna Rossa” perché fin
dall'origine fu rivestita con intonaco di colore rossastro. La chiesa fu
affidata ai frati gerolomini che pian piano vi costruirono un convento. Quando
alla fine del Settecento finalmente il convento aveva raggiunto il suo pieno
sviluppo, l'ordine fu soppresso da Napoleone e i beni confiscati. Acquistato
dal Comune, questo vi trasferì la sede dell'ospedale, conservando però intatta
la chiesetta della Madonna Rossa. Opere d'arte presenti nella chiesa: “Madonna
col Bambino e il beato Simone” di Marco Benfiale (1743). A causa della forte
umidità è stata ristrutturata (2009/2010) sia all'esterno che all'interno.
Chiesa di San Benedetto
La chiesa di San Benedetto è sorta accanto al monastero dei
camaldolesi, situato lungo l'attuale corso Vendemini. La presenza dei
camaldolesi ebbe inizio con un eremo nella zona di Fiumicino, risalente al
1206. La loro permanenza però non durò a lungo: il monastero infatti fu
soppresso nel 1461 da Pio II, in seguito a un interdetto non rispettato
dall'abate. Per un certo periodo fu sede della confraternita del S.S.
Sacramento. Nel 1643 fu demolita per essere poi ricostruita nel 1669, come
attesta l'iscrizione incisa sull'altare in marmo rosso di Verona. Quella
costruzione, fra varie vicende e passaggi di proprietà, è la stessa che è
giunta fino a noi.
Chiesa di Santa Maria Delle Grazie
La storia di questo edificio sacro chiesa deve essere messa
in relazione con la storia dell'eremita Salimbene che tra la fine del XII e
l'inizio del XIII secolo, avrebbe scelto, come luogo di eremitaggio, proprio la
zona di Fiumicino. La prima citazione relativa all'eremo risale al 1206, nel
Trecento esso dipendeva certamente dal monastero di S. Benedetto gestito dai frati
camaldolesi e aveva una piccola chiesa annessa. Nel 1461 i frati vennero
allontanati ed entrambi i luoghi sacri furono occupati dagli Eremitani di S.
Agostino di Cesena che promossero la costruzione della chiesa dedicata ala
culto della Vergine Maria, forse nel 1513. La data viene desunta da quella
incisa su una delle campane del campanile del sacro edificio, che riporta la
dicitura "Ave Maria liberatrix" che potrebbe far supporre l'effettiva
ricostruzione dell'edificio sacro con conseguente cambiamento di dedicazione.
Una serie di lavori di restauro furono certamente promossi negli anni 1580 e
1645.
Chiesa della Natività di Maria Santissima
La chiesa fu edificata sul poggio in cui venne costruito il
castello vecchio di Savignano, per comodità della popolazione che vi abitava;
la più antica testimonianza della chiesa risale al 1232. Dipendente all'inizio
dalla chiesa diSan Giovanni, fu elevata a parrocchia e dedicatata alla Natività
di Maria nel 1550. Nel Cinquecento la chiesa era dotata di sei altari in uno
dei quali era conservata un'antica immagine della Madonna. La chiesa fu
rinnovata nelSettecento. Pesantemente lesionata durante l'ultimo conflitto
bellico è stata successivamente restaurata.
Chiesa del Cuore Immacolato di Maria
La chiesa sorge nella zona occidentale di Savignano,
conosciuta come zona "Cesare". Il forte sviluppo urbanistico
dell'area a partire dagli anni sessanta fu alla base di decisione di erigere
una nuova chiesa, su suggerimento dell'allora parroco di S.Lucia mons. Riccardo
Cesari. Il progetto per la costruzione dell'edificio sacro fu affidato al
celebre architetto Ilario Fioravanti. I lavori, cominciati nel 1979 terminarono
due anni più tardi. La chiesa di forma esagonale si presenta, all'interno,
molto accogliente adatta ad esprimere l'idea di unità della comunità cristiana
dei fedeli.
Chiesa della Madonna della Pietà
Antica chiesa ristrutturata all'interno con immagine della
Madonna della pietà di Michelangelo
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